martedì 12 marzo 2013

Roma



E' ancora buio. Mi guardo intorno: la casa dorme e c'è un silenzio irreale.
Chiudo la valigia con qualche difficoltà, ci litigo un po' e faccio per sedermici di sopra. Ho portato troppe cose, ne ho usate troppe poche.
Chiudo la porta e faccio più piano possibile. Esco da questa casa dopo averla abitata per una settimana e so che da domani vivrà normalmente, come se non avessi lasciato tracce.
Per strada non ci sono ancora macchine, non ci sono tram e neanche autobus. I negozi hanno le serrande abbassate e non c'è l'odore di pizza al taglio che sentivo di solito.
Mi stringo nel cappotto, c'è un vento freddo che è piacevole ma anche no.
Il rumore dei miei passi accompagna i pensieri. Mi fermo al semaforo rosso. Ci si ferma anche quando non c'è nessuno per strada, no?
Vado in metro e mi siedo a leggere mentre aspetto. Accanto a me due ragazzi si tengono per mano e continuano a baciarsi. Di solito, di fronte a scene così, m'infastidisco ma oggi va bene tutto. Amatevi che fa bene.
Lascio Roma per l'ennesima volta ma questa pesa di più.
Abbiamo riso e pianto insieme. Mi ha mostrato la parte più bella, quella meno turistica, un po' più intima.
Mi sono persa per le vie del centro come si fa quando non hai altro da fare. La gente sorride nelle vie più strette. Un sorriso dolce che ti fa sentire a casa.
Ho avuto ritmi normali, senza strafare e senza quella mania di voler vedere tutto.
Mi sono fermata un pomeriggio a mangiare cupcake, bere caffè americano e scrivere. Fuori pioveva e io mi sono sentita in pace con il mondo.
Anche la pioggia a Roma può essere speciale: diventa una città colorata di ombrelli. Qualcuno ti ferma e tenta di vendertene uno e la gente si scansa e s'infastidisce, io, invece, lo trovo meraviglioso.
E' bello vedere una città bagnata, colorata e anche un po' incazzata ai semafori.
I romani sono.. romani e non trovo un aggettivo per descriverli. T'intercettano per strada, in metro, in tram e fanno i simpatici. Fanno domande, che è strano per me abituata a farmene molte ma non a farle agli altri.
A volte, non so rispondere e resto muta e imbarazzata. Siamo abituati a farci i monologhi ma poco a rispondere alla gente.
Lascio questa città e so che mi mancherà terribilmente. Anche aspettare l'autobus che non passa, anche quel tempo un po' ballerino che un po' c'è il sole e un minuto dopo c'è il diluvio, anche quell'incertezza di non sapere cosa fare.
Il prato di Villa Ada che è meglio di Villa Borghese, il lungotevere illuminato  a festa e quel tipo strano che pensa che io stia in silenzio solo perché ho un fidanzato.
Mi mancheranno le mani di lei che più mi stringe e più ho la sensazione che la "mia" bambina è cresciuta.
Mi mancherà respirare quest'aria che mi fa stare così bene.
Ma tanto torno e la prossima volta, magari, è per sempre.



5 commenti:

  1. Gli odiosi "arrivederci"...

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  2. "La prossima volta, magari, è per sempre." Mi sono innamorata di questa frase!
    Mi fa pensare un sacco ad una mia cara amica che crede che nella vita esista una seconda chance per ogni cosa!

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    1. Non so chi sia questa tua amica, ma perché non ci dovrebbe essere una seconda possibilità? Un po' di positività ci salverà! ;)

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  3. Roma è magica e crudelmente bella, è sempre una fatica lasciarla, che ci sia pioggia o sole.

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  4. Roma è indescrivibile. Credo sia il mio luogo del cuore in assoluto. Ogni volta che la lascio penso anche io, con il groppo alla gola, che forse la prossima volta sarà per sempre.

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