giovedì 12 febbraio 2015

Ammenzu o' mari


Su un pozzu iri avanti, 
un mi mannati arreri.
Lassatimi muriri  ammenzu o' mari. 

(Se non posso andare avanti, 
non mi mandate indietro.
Lasciatemi morire in mezzo al mare.)

Oggi piangiamo lacrime amare. 
Come se quei morti fossero parenti nostri, figli nostri, amici nostri.
La mia Sicilia è una terra, e sempre lo è stata, di approdo, di accoglienza.
La mia Sicilia ti aspetta a braccia aperte come solo una madre sa fare, ti culla con le sue ninna nanne dolcissime, ti nutre d'amore, ti conforta e t'inebria con l'odore delle zagare e dei limoni.
E fosse stato per noi, se solo ne avessimo le capacità, avremmo fatto una catena lunghissima e li avremmo portati tutti in salvo. E arrivati in spiaggia, ci saremmo stretti in un unico abbraccio per piangere insieme e per sperare.
Ma non siamo arrivati in tempo e neanche le nostre mani sarebbero bastate e servite per non sentire il peso di questa tragedia sul cuore.
Quindi, oggi piangiamo perché non possiamo fare altro.



È che io, questa cosa, l'avevo scritta il 3 ottobre del 2013 e non l'avevo mai pubblicata perché mi piangeva il cuore e pensavo: mai più.
Ma mai più è diventato ancora e, davvero, non so come facciano alcuni a portarsi un peso così grande sulla coscienza. Davvero, non lo so.




2 commenti:

  1. Mi viene in mente una poesia credo magiara che mi ha insegnato una tata che avevo da piccola. Peccato non saperla scrivere. Parlava di un sogno di mare...

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    1. Questa è una canzone!
      Che tata meravigliosa avevi che ti raccontava le poesie ;)!

      Mentre ti scrivo, guardo la neve per terra che non si è sciolta nemmeno un po'

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